LA PERCEZIONE DEL CAOS: dare senso a ciò che non si conosce
La percezione può essere intesa come l’organizzazione immediata, dinamica e significativa delle informazioni sensoriali corrispondenti a una data configurazione di stimoli, delimitata nello spazio e nel tempo (Anolli, 2006).
Quanto sono attendibili, però, le nostre percezioni? E di fronte a situazioni di emergenza?
La percezione è un processo -frutto di selezione, analisi, integrazione e coordinamento delle informazioni- che ci permette di dare senso a input esterni (più o meno familiari).
Sappiamo ormai molto bene quanto le nostre percezioni non siano una riproduzione esatta di quanto si trova nella realtà, bensì un’interpretazione della stessa. Basti pensare come in alcune situazioni non percepiamo minimamente la presenza di alcune informazioni; mentre, in altre, invece, percepiamo informazioni che in realtà sono assenti… un esempio ben noto è rappresentato dall’immagine sottostante.
Il triangolo di Kanizsa
Ma cos’è che rende le nostre percezioni, spesso, così poco attendibili?
La percezione rappresenta l’interfaccia tra il soggetto e la realtà esterna. Ogni volta che percepiamo qualcosa, attiviamo -in modo istantaneo e con nessuno sforzo cosciente- 2 tipi di processi: Bottom-up, che agiscono in base alle informazioni che provengono dall’esterno (percezione diretta), e top-down, che agiscono in funzione delle credenze e delle aspettative che abbiamo nei confronti della realtà esterna, con cui di volta in volta interagiamo (percezione indiretta).
La percezione, quindi, non è altro che qualcosa di soggettivo che favorisce il processo di adattamento tra organismo e ambiente, fondamentale nella ricerca di un equilibrio dinamico. Vi è infatti una tendenza comune a tutti gli individui a porre un certo ordine nel caos delle sensazioni che quotidianamente inondano la nostra mente sulla base di alcune leggi importanti (Gestalt)
Il punto è che, il più delle volte, gli stimoli che riceviamo -durante il primo processo- sono solo parziali, è la nostra mente -attraverso il secondo processo- che li interpreta, completando le informazioni. In altre parole, è il nostro cervello, sulla base di stimoli precedenti già archiviati (pattern), che integra i dati, li interpreta e attribuisce loro significato.
Ma quando ci troviamo di fronte a situazioni di emergenza, di cui non abbiamo esperienza pregressa, di cui non abbiamo familiarità, situazioni difficilmente riconducibili a pattern esistenti e che facciamo fatica ad interpretare? Come facciamo a dare senso a ciò che non si conosce?
Purtroppo, in questi casi il rischio di distorsioni percettive è ancor più elevato, in quanto, gli stimoli minacciosi -che ci fanno etichettare una situazione col bollino “emergenza”- sono percepiti come più intensi e frequenti… anche quando in realtà sono in calo, in quanto si fa fatica a riconcettualizzare il problema.
Sì, perché come sostiene Gilbert, coautore dello studio Prevalence-induced concept change in human judgment:
Quando i problemi che abbiamo di fronte diventano meno gravi, diventiamo più critici, e questo può indurci a concludere erroneamente che la situazione non è affatto migliorata. Il progresso, a quanto pare, tende a mascherarsi
E questo influenza indubbiamente una vasta gamma di decisioni importanti (Leggi anche: Prendere decisioni in condizioni di incertezza)
Siamo quindi destinati ad essere completamente in balia delle nostre percezioni distorte?
Assolutamente no! Ciascuno di noi con la giusta motivazione può lavorare su di sé e sviluppare il giusto mindset per non "farsi paralizzare" dalla percezione (distorta) del caos... ovviamente questo richiede molte più energie mentali quindi prepariamoci a tentativi di autosabotaggio da parte del nostro cervello, che solitamente è poco incline a prendere in considerazione soluzioni troppo onerose (Leggi anche: La disponibilità delle informazioni in condizioni di incertezza)!
Nello specifico, a livello organizzativo, cosa possono e dovono fare CEO e HR Director? (Leggi anche Crisis Management: come gestire il caos senza cadere nei tranelli della mente), HR e Manager? (Leggi anche Pensare fuori dagli schemi in tempi incerti) e anche professionisti che magari al momento sembrano non poter far nulla, come ad esempio i Recuiter? (Leggi anche Recruiter... osa, puoi!)