Neanche il tempo di uscire dalla crisi finanziaria del 2008 che piombiamo nel COVID-19. Una crisi d’impresa che ha avuto un impatto profondo su tutti quanti noi e che ci spinge necessariamente ad essere lungimiranti per gestire le conseguenze e prevenire possibili ricadute. 

Ma ci si può realmente preparare alle crisi di impresa?

Quando succedono queste catastrofi gli analisti cercano sempre di dare una spiegazione a ciò che sta succedendo/è successo, indagando le specifiche cause.

Le domande che invece ci poniamo noi oggi, sono:

  • Possiamo prepararci alle crisi o sono tutte così diverse e devastanti che dobbiamo solo sperare di sopravvivere?
  • Possiamo utilizzare le crisi a nostro vantaggio? Se sì, come?

I nostri studi hanno mostrato che -sebbene apparentemente ogni crisi sembri diversa- vi sono delle costanti: ogni crisi passa da una situazione di relativa stabilità e di ordine a una situazione caotica per poi tornare a una nuova situazione di stabilità. In questa transizione, nota anche come biforcazione catastrofica, si susseguono 5 fasi che -nel modello che abbiamo sviluppato, il Twister Model- sono così rappresentate:

Crisi di impresa Crisis management ASAP Italia

  • Fase di allerta: gli studiosi Bak e Chen hanno mostrato che spesso i pochi eventi eccezionali, che stravolgono un intero sistema, sono preceduti da numerosissimi piccoli eventi, tante volte ritenuti insignificanti
  • Fase di accelerazione: quando viene superata la soglia critica, l’intero sistema vacilla e disordine e disorientamento predominano. La confusione è senza uguali, tipici di una situazione di caos
  • Occhio del ciclone: passata poi l’emergenza, segue un momento di relativa calma dove si tira un sospiro di sollievo, illudendosi di poter riprendere l’ordinarietà 
  • Fase di rottura: passato il ciclone, diventa man mano visibile la vera portata della distruzione:
      1. Non è più possibile tornare all’ex status quo
      2. Si verifica una policronicità dove sussistono frammenti dal passato, ma contestualmente inizia lo sviluppo dinamico di un modello nuovo

Ed è qui che le aziende flessibili e veloci nell’adattarsi alla nuova situazione, le aziende cosiddette resilienti, non solo sopravvivranno ma addirittura -alcune di esse- fungeranno addirittura da attrattore, saranno cioè quella forza verso cui il sistema dissipativo tende a portarsi.

  • Fase di stabilizzazione: il nuovo sistema man mano diventerà riconoscibile nelle sue nuove caratteristiche e inizierà a prendere forme sempre più stabili. E solo quelle aziende che saranno state in grado di fare un salto tecnico-tecnologico, di effettuare un cambiamento sociale, sviluppando un’organizzazione più snella e più adatta a un ritmo di vita ulteriormente accelerato, saranno le aziende che potranno fiorire

Circa 1/3 delle aziende non sopravvivono alla biforcazione catastrofica perché non sanno come gestire queste 5 fasi. Ed è per questo che organizzazioni e top management devono fare riflessioni che vadano al di là del qui ed ora.

Ma quando i primi a mettere in atto meccanismi di difesa -che non permettono all’azienda di gestire la crisi in maniera adeguata- sono proprio coloro che dovrebbero guidarla durante il tornado? E, soprattutto, se ci dovessero essere altri tornado?

Diversi studi hanno ipotizzato una seconda ondata del virus in autunno e, di conseguenza, un secondo lockdown... e se vogliono imparare a crescere nelle difficoltà, dobbiamo lavorare oggi alla nostra resilienza organizzativa!

 

Scritto da: Gertraud Bacher 

 

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