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Warr (1987) propone un modello di benessere che definisce affective well-being. Esso può essere valutato sulla base di due dimensioni: la soddisfazione e l’attivazione (arousal). L’incrocio di queste due dimensioni determina gli spazi entro cui collocare le diverse esperienze soggettive, espresse come emozioni. E’ possibile anche individuare l’intensità di queste emozioni in base alla distanza dal punto di incrocio delle due variabili.

 

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Warr individua tre assi principali che hanno rilevanza per l’affective well-being:

  1. soddisfatto-insoddisfatto, le misure vengono effettuate attraverso questionari di soddisfazione lavorativa e commitment organizzativo (da notare che la forma ovale del grafico è indice del maggiore peso che viene attribuito all’asse della soddisfazione-insoddisfazione)
  2. tranquillo-ansioso, le misure vengono effettuate attraverso scale di stress connesse al lavoro
  3. eccitato-depresso. le misure vengono effettuate attraverso scale di burnout e di fatica.

Per studiare il benessere lavorativo Warr (1987) precisa che il modello da lui proposto è utile per indagare diversi domini e per analizzare il benessere in generale, svincolato da un contesto di esperienza. Pertanto distingue tre ambiti:

  1. la soddisfazione riguardante la vita in generale
  2. il benessere relativo ad una situazione di vita più circoscritta quale il contesto familiare
  3. l’ambito del lavoro (ancor più circoscritto rispetto a quello familiare) dove solitamente viene preso in considerazione principalmente l’asse della soddisfazione, mentre gli altri due assi suscitano poco interesse.

Solamente attraverso l’analisi complessiva è possibile indagare eventuali interconnessioni tra i tre ambiti e l’esistenza di correlazioni. Warr ipotizza infatti l’esistenza di effetti spillover bidirezionali: le percezioni e i sentimenti che si originano sul lavoro influenzano quelli fuori dal lavoro e viceversa. Per questo motivo lo studioso cerca di individuare quali elementi di esperienza lavorativa possono produrre effetti su una o più dimensioni del benessere ed elabora a tal proposito il Vitamin Model. 

In questo modello Warr distingue tra variabili che:

  1. warr3producono effetti costanti (Constant Effect) come la disponibilità di denaro, la sicurezza fisica e un buon status sociale. L’assenza di questo tipo di variabili causa un effetto negativo sull’organismo, mentre la loro presenza produce effetti positivi; un “sovradosaggio” non ha conseguenze rilevanti.
  2. producono un effetto di decremento addizionale (Additional Decrement) come l’opportunità di controllo personale inteso come discrezionalità, spazio decisionale ed autonomia, l’opportunità di utilizzo delle capacità, l’opportunità di contatti sociali, gli obiettivi generati esternamente ovverossia la chiarezza degli obiettivi e la possibilità di reinterpretarli per poterli fare propri, la varietà intesa come non ripetitività dei compiti, la chiarezza ambientale che riguarda la disponibilità di feedback su quanto viene svolto e l’accessibilità alle informazioni rispetto ai ruoli lavorativi. E’ stato dimostrato che queste determinanti hanno un effetto decrescente sul benessere che assume una forma ad U rovesciata. Tuttavia, non è possibile determinare con chiarezza il contributo specifico che ciascuna variabile ha sullo stato di benessere. La presenza di queste variabili è indispensabile per il buon funzionamento dell’organismo. Un sovradosaggio, invece, è poco funzionale poiché causerebbe effetti negativi. Questo tipo di variabili è caratterizzato dall’essenzialità per il buon funzionamento per l’organismo e quindi una loro assenza risulterebbe addirittura dannosa.
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